31 maggio 2011
L'importanza di arrivare in Champions
Negli ultimi anni, causa un livellamento verso il basso della qualità della serie A ci siamo abituati sempre più al fenomeno delle Cenerentole in Champions League, ad esempio il Chievo, la Samp dello scorso anno o anche l'Udinese di quest'ultima stagione. Ovviamente la qualificazione in Champions è sempre vista come una grande impresa e diventa, appena raggiunta, un traguardo straordinario che riempie d'orgoglio la società tutta e i tifosi, ma tante volte però ci siamo abituati al triste spettacolo di squadre smantellate appena dopo, se non già prima, i preliminari o che tutto fanno fuorchè onorare l'impegno per cui tanto hanno faticato la stagione prima. In effetti si potrebbe quasi dire che in Italia la Champions è desiderata fino a quando non la raggiungi, già dal quel momento i presidenti delle squadre qualificate pensano più a far cassa con i pezzi pregiati più che a costruire basi solide per ben figurare in Europa. Un po' la stessa cosa che accade con gli stessi club italiani nella snobbatissima Europa League (ex Coppa Uefa) spesso e volentieri lasciata alle gesta di riserve o primavera. Portando esempi attuali possiamo andare a verificare la situazione dell'Udinese al giorno d'oggi, la squadra friulana si sa, per mantenere un bilancio attivo si affida agli scopritori di talenti a pochi spiccioli per poi rivenderli a peso d'oro, è successo così in passato e succederà sicuramente anche per Inler, Sanchez, Armero, Isla e gli altri, chi prima chi dopo sono tutti destinati a lasciare Udine, non c'è Champions che tenga. Permettete però che in una stagione dove l'Udinese riesce a tornare in Champions, si parli sempre e solo di cessioni, in primis quella di Sanchez, uno dei più promettenti giovani del mondo calcistico. Incredibile che nessuno, nè la società nè il giocatore e il suo entourage abbiano pensato anche solo per un momento di poter rimanere allo stato attuale delle cose, con il cileno pronto ad esordire in Champions League e l'Udinese forte della sua abilità per poter onorare l'impegno della coppa europea. Invece il pensiero primario della dirigenza bianconera è quello di poter incassare il più possibile dal proprio campioncino, magari anche dopo aver giocato i preliminari, sperando possano aumentarne la valutazione. Situazione simile quella della Samp della stagione scorsa, in estate indebolita dalla partenza di Storari e Castellazzi e da un cambio di assetto tecnico che ha visto la partenza di Marotta e Delneri, una mossa che lasciava presagire poca fiducia nel futuro europeo della squadra blucerchiata, in questo senso comunque possiamo considerare un miracolo il fatto che Pazzini e Cassano siano rimasti, almeno fino a Gennaio. Sì perchè appena usciti dalla Champions ai preliminari, alla prima occasione buona il presidente Garrone ha monetizzato con le cessioni dei due, prendendo quel che poteva al momento. E oltretutto lo shock causato da tutto ciò e dall'eliminazione lampo in Champions, seppur contro un Werder Brema non certo al top, ha portato la squadra dall'Europa alla B nell'arco della stessa stagione. Evidentemente è questa una debolezza delle squadre cosiddette di media-piccola caratura in Italia, un'altro caso simile capitò al Chievo post-Calciopoli. Ritrovatosi in Champions League dopo la ricompilazione della classifica dovuta allo scandalo che ha visto finire la Juventus in B, la squadra veronese è uscito (così come la Samp) al primo turno preliminare, pagandone il pegno per tutto l'anno e ritrovandosì retrocessa a fine stagione. Inutile dire che nonostante ripescate in Uefa o Europa League a seconda dei tempi, entrambe le squadre siano durate giusto il tempo delle partite obbligate. Caso che contraddistingue le squadre italiane nel resto d'Europa, siamo infatti l'unico Paese calcistico in cui le coppe europee una volta raggiunte vengono snobbate regolarmente dalle piccole squadre, e anche dalle grandi se si tratta della coppa minore. Particolare che ci ha così fatto perdere il quarto posto in Champions a favore della Germania, infatti sono ormai lontani i tempi in cui l'Italia era ai vertici in tutte le competizioni europee. Nemmeno la possibilità di incassare soldi per i passaggi del turno sembrano invogliare le squadre italiane a darsi da fare in queste competizioni, difatti tutti i presidenti preferiscono incassare e monetizzare sul mercato piuttosto che dal punto di vista del campo con gli approdi ai gironi o alle fase eliminatorie di Coppa. Questo accade regolarmente per le squadre non abituate a questi palcoscenici e come abbiamo visto non c'è differenza tra Champions o Europa League, mentre negli ultimi tempi abbiamo visto rinforzarsi questo menefreghismo anche nelle squadre più blasonate, seppur circoscritto all'Europa League. Emblematica l'esperienza della Juventus in Europa League nell'ultima stagione, la squadra di Delneri infatti schierava regolarmente le riserve ed è uscita dai gironi iniziali senza vincere nemmeno una partita e dimostrando scarsa voglia verso un torneo considerato minore. Difficilmente la tendenza cambierà da qui a breve tempo e l'unica speranza è che alcune squadre siano consapevoli delle opportunità che si trovano davanti e comincino a rinforzarsi anzichè indebolirsi in vista della Champions. Per la prossima stagione sono da verificarsi le intenzioni di Napoli e Udinese, che sono state brave a guadagnarsi la qualificazione sul campo ma che si spera non abbiano finito di ritenerlo un onore una volta finito il campionato. Non fosse altro per non vedersi ridotte ancora di più le squadre italiane in Europa.
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