29 maggio 2011
Guardiola e il day after
Dei grandissimi risultati del Barcellona nelle ultime stagioni va dato sicuramente atto a Guardiola, allenatore dei blaugrana da tre stagioni e vincitore di tre campionati, una coppa del Re, due Champions League, due supercoppe spagnole, una supercoppa Uefa e un Mondiale per club. Sarebbe folle non attribuirne i meriti anche a lui, che guida sì una delle squadre più forti di tutti i tempi ma ha avuto anche il grandissimo merito di lanciarne numerosi titolari. Infatti hanno esordito con lui in prima squadra, trovando posto stabile tra i titolari, giocatori come Pedro e Busquets. Guardiola incarna alla perfezione lo spirito del Barça, lui che ha fatto tutta la trafila nella società blaugrana, sia da giocatore che da allenatore. Prima giovanili e poi undici stagioni in prima squadra da calciatore, poi al Barcellona B e infine in prima squadra come tecnico. Nel 2008-2009 esordisce da allenatore portando la squadra catalana ad uno storico triplete, che si dimostrerà la base di vittorie future e non certo un fuoco di paglia. Sì perchè possiamo quasi dire che Guardiola non abbia sentito lo scotto del passaggio dalla squadra riserve a quella titolare, complice quel sistema di gioco comune a tutte le rappresentative blaugrana che è volto a far comprendere il modo di stare in campo al giocatore ma anche ad agevolare il passaggio di un tecnico come Guardiola in prima squadra. Così, il giovane allenatore spagnolo dopo un anno di "apprendistato" alla guida del Barça B ha potuto contare sulla sua vasta conoscenza dell'ambiente e del modulo di gioco per mettere in atto il suo calcio con la differenza di guidare Messi, Eto'o e Xavi rispetto ai giovani della cantera, che comunque ripagherà della sua fiducia dandogli tantissimo spazio. Quello che mi piace di Guardiola è proprio questo, il suo dare valore al vivaio del club e ai ragazzi che ne fanno parte, inserendo in modo permanente in prima squadra i più meritevoli e non disdegnando qualche presenza anche agli altri. Così facendo non solo si valorizza una società e la propria credibilità ma si va sempre più spesso incontro alla scoperta di giovani talenti già pronti per essere lanciati nel calcio che conta, senza dover inseguire per forza il più giovane talento sul mercato. E' la vera messa in atto del tanto conclamato progetto sui giovani che si vuol spacciare per obiettivo in Italia ma che difficilmente vediamo poi concretizzarsi, invece Guardiola lo fa e lo sta facendo da tre stagioni e per di più alla guida del Barcellona, smentendo chi dice che una squadra di vertice non può permettersi di puntare sui giovani e che questi ultimi non ti portano a vincere nulla in tempi brevi. D'accordo che il Barça può contare anche su praticamente mezza nazionale spagnola e un giocatore straordinario come Messi ma quasi tutti sono usciti presto o tardi dalla solita cantera, e abbiamo visto che risultati hanno dato gli acquisti mediatici di Ibrahimovic prima e dei vari Adriano e Mascherano, anche se quest'ultimo si è comunque ritagliato uno spazio importante. Perchè chi arriva al Barça deve sapersi introdurre un meccanismo già oliato in cui tutti sanno il ruolo da ricoprire e non esiste Ibra che tenga, al Barça si gioca e si vince tutti insieme. Semmai la forza del Barça è proprio che le rare volte che la squadra non gira, è un fuoriclasse come Messi a risolvere la situazione, esempio lampante è la semifinale d'andata di Champions contro il Real Madrid. Ecco perchè, a differenza di quanto fatto da Ibra, il nuovo arrivato Villa si è calato alla perfezione nella parte, rinunciando forse ad una decina di gol nello score personale permettendo così alla squadra di funzionare in maniera adeguata, con un attacco di pesi piuma formato da Pedro-Messi-Villa in cui non c'è un centravanti di riferimento e ora uno, ora l'altro hanno l'occasione di segnare e mettersi in evidenza, come abbiamo potuto vedere nella finale di Champions. Detto questo si può comprendere la voglia di Guardiola di provare nuove esperienze e di affermarsi come allenatore anche altrove, tante sono le voci sul suo conto e sembra che prima o poi il rapporto professionale tra il Barça e il suo allenatore debba finire. Ma siamo sicuri che Guardiola, uno che incarna tutto ciò che è e che è stato il Barça possa riuscire a fare la differenza in questo modo anche in un ambiente totalmente differente e a lui quasi sconosciuto? Indubbiamente dopo la seconda vittoria in Champions il day after di Guardiola comporterà delle scelte e bisognerà capire cosa arriverà a pesare di più dopo la sbornia delle ultime vittorie, se la necessità di dimostrare la sua abilità anche lontano da Barcellona o la voglia di ritagliarsi un posto incancellabile nella storia e nella leggenda alla guida di una squadra fantastica.
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