22 maggio 2011
I problemi dell'Arsenal di Wenger
Un'altra stagione è giunta al termine anche in Premier League e un'altra stagione deludente ha visto protagonista l'Arsenal guidato da Arsène Wenger, che all'ultimo si è visto sfumare l'accesso diretto alla Champions League, essendo così costretto a partire dai preliminari nella prossima stagione. Il francese, alla guida dei Gunners dal 1996, è già entrato nella storia del club e nel cuore dei tifosi ma ciò che sta facendo perdere la pazienza a questi ultimi è la mancanza di una vittoria dalla lontana FA Cup datata 2005, ultimo trofeo alzato dalla squadra londinese. La politica dei giovani è sempre stata l'alibi di Wenger, il puntare costantemente su belle promesse non ha mai portato l'Arsenal negli ultimi a contendersi un titolo importante. Nelle ultime due edizioni della Champions League la squadra ha impattato sempre contro il Barcellona, nei quarti la scorsa stagione e quest'anno agli ottavi, oltretutto faticando non poco in un modesto girone. Resta l'ottima impressione fornita nella gara di andata di questa stagione in cui i Gunners si sono imposti sui campioni di Spagna per 2 a 1 ma come l'anno prima si sono poi sciolti come neve al sole. L'impressione è proprio questa, cioè che quando si comincia a fare sul serio, quando bisogna risultare decisivi e chiudere la partita o perchè no la stagione, l'Arsenal crolli sotto i colpi di una forza misteriosa. Troppo facile puntare il dito sulla giovane età della quasi totalità della rosa, parecchi giocatori sono delle star affermate, basta pensare al capitano Fabregas, ad Arshavin, a Van Persie o a ottimi giocatori come Nasri, Vermaelen e Walcott. La sensazione è che sia ormai un alibi che non regge più, una storia che puzza di vecchio e sembra ormai una coperta di Linus per il tecnico alsaziano, incapace di spiegare e magari spiegarsi il perchè la sua squadra non riesce a saltare l'ostacolo, a mostrare di più e ad affermarsi definitivamente con questi giocatori. I problemi sono molteplici, a partire dall'annoso dramma che ricopre il discorso portiere, Almunia e Fabianski si sono più volte dimostrati inaffidabili e nonostante tutto Wenger continua a tenerli in rosa e, perchè no, anche a metterli in campo quando possibile, una luce nuova sembra però intravedersi in Szczesny che sembra un vero predestinato e promette davvero bene, chissà che non sia la soluzione ad un problema che ha creato davvero troppi grattacapi al team di Londra. Un altro caso, più che problema, è la questione-Fabregas, ormai regolarmente da tre estati a questa parte si parlà di Fabregas che lascia l'Arsenal per, in ordine, Barcellona, Real Madrid, Inter o Milan e regolarmente lo spagnolo rimane all'Emirates. Questo continuo vociferare sul suo conto rischia di destabilizzare l'ambiente, ricordiamo che Cesc è anche il capitano dei Gunners, e lo stesso giocatore non contribuisce a zittire le voci sul suo conto. La verità è che Fabregas vorrebbe cominciare a vincere qualcosa, con l'Arsenal ha vinto infatti poco o niente, e nella vittoria della Spagna ai Mondiali, così come agli Europei, non è stato certo uno degli attori principali. Per farlo vorrebbe tornare alla casa madre, quel Barcellona dalla cui Masia partì ancora ragazzino per andare a giocare nell'Arsenal e per affermarsi come uno dei migliori centrocampisti del mondo. Il problema, e sembra essersene reso conto anche lui, è che il centrocampo del Barça è lo stesso della nazionale spagnola, e quindi anche lì Fabregas sarebbe chiuso da Xavi e Iniesta, non certo una bella prospettiva lasciare l'Arsenal da idolo e capitano per andare a fare panchina. Ma, come sappiamo, Cesc è molto attaccato alle sue radici e non vorrebbe vestire altre maglie che non siano quella attuale dell'Arsenal e quella della sua squadra del cuore, ovvero il Barça, ecco perchè a parte l'opzione catalana non vuole saperne di altre avventure, situazione che in qualche modo tiene la società inglese stessa come ostaggio, impotente davanti alle decisioni del suo capitano ma incapace anche di costruirgli attorno una squadra che sia una struttura importante per costruire le basi solide delle grandi vittorie. Anche quest'anno infatti i Gunners sono rimasti a fine stagione con un pugno di mosche, nonostante per gran parte della stagione siano stati i più verosimili contendenti al titolo del Manchester United, anzi nonostante l'aver accantonato un vantaggio siderale dalle inseguitrici non è riuscito a mantenere nè il secondo nè il terzo posto, vedendosi relegato ad un quarto posto che garantisce solamente l'accesso ai preliminari di Champions League, colpa di un crollo verticale che ha colpito la squadra e a cui nessuno, nè Wenger nè tantomeno i giocatori sono riusciti a porre rimedio. Talmente tragica la situazione che si è arrivati a parlare insistentemente del capolinea di Wenger alla guida dei Gunners, scenario impensabile anche solo qualche mese e che forse rimarrà tale ma che sicuramente dà l'idea di ciò che succede negli uffici dirigenziali dell'Emirates dove la confusione è ormai totale. I risultati direbbero che il ciclo dell'allenatore dovrebbe oramai ritenersi chiuso, complice anche una gestione del mercato discutibile, con gli ormai classici acquisti "made in France" che deludono sempre più, ultimi della lista Chamakh e l'imbarazzante Koscielny, copia sbiadita del promettente centrale che si era visto nel Lorient. Incredibili anche le uscite di scena dalle coppe, detto della Champions contro il Barça, l'Arsenal è uscito in semifinale di FA Cup contro lo United ed è riuscito a regalare in maniera imbarazzante una finale di Carling Cup al Birmingham, con un errore madornale di Koscielny nei minuti conclusivi. La sensazione è che anche la prossima stagione Wenger potrà dire la sua dalla panchina dei Gunners ma per il bene della squadra e della propria salute i tifosi si augurano che i giocatori dimostrino di essere maturati al punto da poter vincere qualcosa e che il tecnico stesso sappia agire bene sul mercato, magari cominciando a fare chiarezza sulla situazione del proprio capitano, evitando di investire male sui frutti del calcio francese e puntando giocatori già affermati in modo che a fine stagione non si rimanga come sempre a guardare gli altri ma sperando che all'Emirates venga finalmente festeggiata una vittoria.
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