23 maggio 2011

End of the road

Grazie tante e arrivederci, probabilmente da avversari, anzi quasi sicuramente. Finisce così l'avventura inglese alla guida del Chelsea di Carlo Ancelotti, con la notizia dell'esonero ricevuta negli spogliatoi del Goodison Park al termine della gara (persa) contro l'Everton, ininfluente per la classifica con i Blues già sicuri del secondo posto. Secondo posto sì ma non è stato tanto questo a far pendere l'ago della bilancia dalla parte della separazione quanto l'ennesima mancata vittoria in Champions League, vera ossessione per cui il patron Abramovich spende e spande a destra e manca. Ci erano già passati d'altronde Ranieri, Mourinho, Grant e Hiddink prima di Carletto che era stato assunto proprio per la sua propensione-Champions maturata nelle stagioni rossonere alla guida del Milan, vincendo per due volte la Champions e arrivando un'altra volta in finale. Insomma l'identikit perfetto dell'uomo che faceva per Abramovich e invece nulla da fare. E dire che le due stagioni inglesi di Ancelotti non sono assolutamente da buttare, Premier e FA Cup al primo colpo con l'uscita agli ottavi di finale di Champions contro l'Inter poi campione di Mourinho, il che avrà fatto mangiare le mani ad Abramovich, ci scommettiamo. Questa sembrava la stagione buona, complice anche un calo in campionato che aveva portato il Chelsea dalla prima posizione ad inseguitrice di Manchester United, Arsenal e per lunghi tratti anche di City e Tottenham. Tutte le forze sembravano indirizzate verso la coppa europea, dato che anche in FA Cup il Chelsea era già fuori, e invece ancora una volta nulla da fare, questa volta fuori ai quarti e per di più contro il Manchester United che ha soffiato al Chelsea il titolo di campione d'Inghilterra. Un calo di forma di Drogba e il mancato ambientamento di Torres gli indizi principali del fallimento di Ancelotti, che comunque in campionato è riuscito ad approfittare delle disgrazie di chi gli stava davanti per arrivare al secondo posto e addirittura contendersi il titolo nello scontro diretto contro lo United terminato però con lo stesso esito delle sfide di Champions. Non una stagione malvagia ma comunque una stagione da "zero tituli" che ad Abramovich proprio non andava giù e che finalmente è riuscito a digerire cacciando Ancelotti. Inevitabile ora il susseguirsi di nomi attorno al suo successore, c'è chi giura che Abramovich avesse teso la mano verso un ritorno di Mourinho, amatissimo da tutto l'ambiente Chelsea, un po' meno forse dal suo presidente, ma in ogni caso è risaputo come Mourinho non ami tornare sui propri passi, cercando sempre nuove sfide e preferendo avventure differenti nel suo futuro, ecco perchè non tornerà mai al Chelsea, così come improbabile sarà il ritorno di Grant e Hiddink, comunque sul taccuino di Abramovich, l'olandese potrebbe fare il suo ritorno con un ruolo più in disparte, una sorta di direttore tecnico come guida di un allenatore "giovane" individuato dalla dirigenza in Rijkaard che però preferirebbe lavorare senza tutor. Altre ipotesi suggestive sono quelle che portano il nome di Marco Van Basten, in cerca di rilancio dopo le esperienze olandesi, e Gianfranco Zola, vero e proprio idolo del mondo Chelsea e osannato dai tifosi ma tutt'altra cosa come tecnico rispetto agli anni da calciatore, sarebbe un rischio troppo grande che Abramovich non si sente in grado di fare. D'altronde il magnate russo cerca un uomo che lo porti finalmente a vincere una Champions, ecco perchè il prossimo allenatore del Chelsea sarà, sicuramente, un nome di primo piano. Identikit che pare combaciare con il talento emergente di Andrè Villas Boas, l'ex tattico di Mourinho ha dominato in patria e vinto l'Europa League con il Porto, proprio come il suo mentore qualche anno fa, e proprio come fatto con Mou, ecco che Abramovich vorrebbe provare a convincere il tecnico lusitano con l'esperienza inglese. Mondo da cui sicuramente Villas Boas è attratto ma che, pare, voler intraprendere in futuro, con maggiore calma, magari dopo aver tentato l'assalto alla Champions con il Porto come già Mourinho fece. Più e più volte sia lui che il presidente del Porto hanno assicurato la sua presenza allo stadio Do Dragao nella prossima stagione, anche se la tentazione di raccogliere in qualche modo l'eredità di Mourinho pesa molto. In positivo e in negativo, perchè se da una parte il giovane Villas Boas potrebbe direttamente dimostrare la sua capacità ripercorrendo le gesta di Mou è anche vero che desidera costruirsi una carriera che sia sua e non d'ombra riflessa rispetto a quella di Mourinho, cosa che la scelta del Chelsea non agevolerebbe. Ecco perchè si è parlato di una sorta di patto con il Liverpool, per il quale Villas Boas lascerebbe il Portogallo solo nel 2012, quasi a voler rigettare i paragoni diretti con Mou. Certo è che Abramovich farà di tutto per convincere il portoghese e farà altrettanto per garantirsi un big della panchina che lo possa portare a vincere l'agognata competizione, mentre Ancelotti potrà raccogliere la sfida altrove, magari proprio in quel di Roma, la sua amata sponda giallorossa il cui unico problema sarà la mancata partecipazione alla Champions, unico limite imposto da Ancelotti stesso per la sua prossima squadra, ma chissà che davanti al richiamo del cuore non sembri abbastanza affascinante anche una semplice Europa League.

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