22 giugno 2011

Determinato a vincere

Sulle orme di Mourinho, se l'intenzione di Andrè Villas-Boas era quella di mettersi alle spalle i paragoni e i paralleli con il tecnico del Real Madrid di certo non aiuterà la scelta di andare a sedersi sulla panchina che ha fatto grande lo Special One in Inghilterra. Ebbene sì, la famosa clausola di 15 milioni è stata pagata da Roman Abramovich, troppo desideroso di affidare la sua creatura in maglia blu nelle mani del giovane tecnico lusitano. 33 anni, di cui sette passati di fianco a Mourinho come suo assistente tattico e due stagioni da allenatore alla guida di Académica prima e Porto poi. Una carriera da predestinato ma in cui niente gli è stato regalato e tutto se lo è guadagnato col sudore sul campo e con lo studio degli avversari, prima per conto proprio di Mourinho poi per preparare al meglio le sfide della sua squadra. Un carattere forte e deciso, che gli ha permesso di impressionare già alla primissima esperienza da allenatore in prima, due stagioni fa alla guida dell'Académica ultimo in classifica dopo sette giornate e trascinato ad una grandiosa salvezza. Impresa che gli è valsa subito la chiamata del Porto, classificatosi terzo a ben otto lunghezze dal Benfica campione. Tale è la svolta impressa in positivo da Villas-Boas che con un solo acquisto di rilievo il Porto sotto la sua guida nella stagione successiva (quella appena conclusasi) si classifica primo con ventuno (!) punti in più rispetto al Benfica secondo classificato. Un allenatore giovane e con idee di gioco fatte di pressing alto che porta all'errore gli avversari, un 4-3-3 classico nel Porto ma che viene messo in atto con estrema attenzione e con due terzini spesso molto alti di modo che possano dare supporto costante all'offensiva della squadra, un medianaccio come Fernando capace di essere l'uomo in più in difesa e quello di rottura all'occorrenza in attacco, il tutto completato da due ali d'attacco facilmente interscambiabili e un rapace d'area come Falcao. Un Porto spettacolare che ha vinto anche in Europa League e in Coppa di Portogallo, segnando a raffica e arrivando spesso a quota cinque gol con impressionante regolarità. Una stagione portoghese dominata dai Dragoes e una stagione di Europa League dominata dal calcio portoghese che ha presentato tre semifinaliste su quattro e ha premiato quella con il miglior gioco, il Porto ovviamente, seppur in una finale bruttina contro il Braga. Villas-Boas aveva giurato di rimanere al Porto anche nella prossima stagione, per giocarsi la Champions League e tentare di seguire le orme di Mourinho, anche lui campione prima nell'Europa minore e poi anche in Champions la stagione seguente. Ma alla fine ha ceduto alle tentazioni della Premier League, cui aveva già dato appuntamento nel 2012 e sembrava potesse accasarsi al Liverpool, tornando così allo Stamford Bridge in cui già aveva lavorato insieme a Mourinho, questa volta pretendendo però la scena principale. A nulla erano valse le intenzioni delle squadre italiane di portarlo in Serie A, lui stesso aveva detto che il calcio italiano non era pronto per un modo di allenare e di far giocare la squadra come il suo, chiudendo così i cancelli ad un suo approdo nel Bel Paese. Ha creduto nel progetto di Abramovich, magari tentato dallo stipendio (cinque milioni a stagione, per tre anni) e dal budget faraonico messo a disposizione per il mercato (più di 100 milioni) che gli da la possibilità di costruire la squadra a sua immagine e somiglianza, magari cominciando proprio da qualche suo pupillo del Porto (si fanno i nomi di Hulk, Falcao e Fernando) così come prima di lui Mou aveva portato con sè il fido Carvalho. Come abbiamo visto sono tanti i punti di paragone tra Mourinho e Villas-Boas, prontamente soprannominato lo Special Two, ma è pur vero che i due sono allenatori simili solo ad un'analisi disattenta e frettolosa. Innanzitutto è bene ricordare come Mourinho sia sempre stato un allenatore attentissimo alla fase difensiva e seppure il modulo adottato dai due è lo stesso, Villas-Boas predilige una squadra più compatta verso l'attacco, come già detto impiegando spesso i due terzini come ali aggiunte. Questo non sta a significare che le squadre di Villas-Boas siano una tragedia in difesa anzi, i numeri testimoniano come spesso resti imbattuta, ma la differenza principale con le squadre di Mourinho è che quest'ultime segnano molto meno rispetto a quelle del suo allievo, che come abbiamo già detto in precedenza non raramente hanno concluso le gare di questa stagione con risultati da goleada. Quasi a voler allontanare paragoni scomodi, lo stesso AVB dopo la vittoria in Europa League ha indicato come suo modello Guardiola e non Mourinho, ritenuto comunque un grande maestro, di conseguenza la scelta di andare al Chelsea che ha fatto ritornare la sovrapposizione tra le due figure. Una scelta, ancora una volta, di grandissimo carattere da parte di Villas-Boas che saprà benissimo di dover fare i conti con il fantasma di Mourinho che da quelle parti è quasi un Dio, dopo aver portato alla gloria il Chelsea. Di contro avrà benissimo la possibilità di raggiungere la chimera di Abramovich, ovvero la Champions League, mai conquistata sotto il controllo di Mourinho nè dai suoi successori. Una corsa che Villas-Boas potrà fare senza limitazioni dovute agli uomini, libero come sarà al Chelsea di formare una squadra ad hoc disponendo di un budget elevato, particolare che difficilmente lo avrebbe portato in Italia. Le prime mosse sarebbero quelle di svecchiare la rosa, facendo partire giocatori in ombra come Anelka e pezzi in grossi in declino come Drogba che pare volersi allontanare da Londra, magari per rimpiazzarlo proprio con Falcao o con un pallino di Villas-Boas come Eto'o. Con l'obiettivo principale, come si intuisce dalle prime parole espresse da allenatore del Chelsea, di voler creare un gruppo unito in cui l'obiettivo comune sia vincere, a partire dai tifosi e continuando con i giocatori, per continuare la sua carriera da vincente e dimostrare ancora una volta al pubblico un po' distratto che Andrè Villas-Boas è molto di più che lo Special Two di Josè Mourinho.

Nessun commento: