6 giugno 2011

Campioni montati

Soldi, fama, successo. Troppe volte alcuni calciatori si vedono arrivare queste cose tutte insieme e troppo in fretta, e di conseguenza non riescono a reggere la pressione e finiscono per montarsi la testa, troppe volte spinti dagli entusiasmi della stampa, pronti ad affossarli o ad esaltarli alla minima occasione. E' il caso troppe volte analizzato di Mario Balotelli che in fondo non ha ancora dimostrato nulla, nell'Inter del tris mourinhiano era poco più di un rincalzo e nel nuovo City del mentore Mancini spesso si è ritrovato a ricoprire il ruolo di comparsa. Risultato: in Italia è spesso criticato e a volte odiato, e non certo perchè è nero, mentre anche in Inghilterra hanno perso la pazienza e si chiedono il perchè Mancini insista tanto con lui e gli riponga così tanta fiducia. E' il classico esempio di chi si crede campione affermato quando in realtà ha dimostrato poco o niente, e dire che spesso i suoi allenatori cercano di dargli tutta la fiducia di questo mondo, anche se a volte potrebbero semplicemente fregarsene, è sempre stato così per Mancini, così è stato fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso per Mourinho e così è tuttora col Ct della nazionale Prandelli. Eppure la stellina del City sembra più interessata a far parlare di sè per le esibizioni extra-calcistiche, così la stessa stampa che lo esalta e lo incorona nuovo asso del calcio mondiale appena segna un gol, appena sfora fuori dal campo ne segue le disavventure, siano esse migliaia di sterline di multe accumulate o incursioni con la camorra. Ma putroppo Balotelli è solo la punta di un iceberg che vede numerosi calciatori che si credono campioni perchè trascinati da una stampa bisognosa di titoli, esempio sempre vivo ne è Antonio Cassano, l'altra "testa calda" della nazionale italiana, anche lui gode della fiducia di Prandelli ma lo stesso non si può dire di tanti altri colleghi del tecnico ex-Fiorentina, a partire dall'attuale Max Allegri che nel suo Milan non sembra vederlo, tanto che si vocifera un suo prematuro addio al rossonero, per informazioni sul carattere del talento di Bari vecchia chiedere anche al presidente Garrone, costretto a svenderlo dopo l'ennesimo litigio sfociato in un "vaffa..." all'indirizzo del numero uno della Sampdoria, oppure informatevi sugli antichi rapporti con Delneri e Capello che comunque in un modo o nell'altro sembravano essere riusciti a gestire le escandescenze del numero 99 rossonero. Insomma tutta colpa di Lippi non sarà se a tutti i costi non voleva saperne di portare il fantasista agli ultimi mondiali, visto il risultato la ragione non sarebbe dalla parte del tecnico campione del mondo 2006 ma tutti i torti non può averli se in fondo non se la sentiva di costruire un gruppo con all'interno una variabile tanto distruttiva. Cassano, dicevamo, è un altro caso (così come Balotelli) di talento puro, e fin qui nulla da eccepire, ma che è stato troppo montato dalla stampa e ha finito per condizionarne i comportamenti, tanto da far convincere i due di essere campionissimi affermati che possono permettersi qualsiasi sciocchezza, ricordiamo che sia Balotelli che Cassano hanno però vinto poco o niente e quasi mai da protagonisti. Così come stanno crescendo nuove generazioni di giovani montati che rispondono al nome di Hernandez, Palladino, Criscito e Giovinco. Ad esempio il centravanti del Palermo, dopo essere stato protagonista nel campionato primavera che ha visto vittoriosi i rosanero è approdato in prima squadra e specialmente in questa stagione doveva appropriarsi del posto da titolare lasciato libero da Cavani, peccato che i suoi comportamenti in campo e negli spogliatoi ne abbiano pregiudicato la crescita e l'esplosione a grandi livelli, esempio ne siano alcuni atteggiamenti da sbruffone negli scampoli di gara che a inizio stagione gli ha concesso Delio Rossi. Arriviamo ai tre giovani in rampa di lancio di stampo Juve, sia Giovinco che Palladino e Criscito credevano giustamente di avere la loro occasione di sfondare in maglia bianconera dopo la retrocessione in B, ma tutti e tre dopo aver avuto le lore occasioni in prima squadra sono stati scartati, anche se a dire il vero forse troppo frettolosamente nel caso di Criscito e Giovinco, impiegati spesso fuori ruolo. Denominatore comune di tutti e tre è stato il giurare vendetta alla maglia bianconera, rivendicandone di diritto il posto da titolare, anche se spesso queste richieste non erano seguite da risposte chiare sul campo, a dire la verità infatti hanno sempre espresso poco in maglia juventina e non a caso Palladino che non accettava la panchina a Torino è finito a fare la riserva a Parma, dove invece Giovinco ha trovato continuità giocando in un ruolo a lui consono e subito ha pensato di bene di rivendicare un posto da titolare nella Juventus, dichiarando che non accetterà in futuro (il giocatore è ancora di proprietà della squadra bianconera) un ruolo da comprimario, insomma un po' troppe pretese da un giocatore che ha fatto due buone stagioni a Empoli e a Parma, realtà e dimensioni ben diverse da quelle della Juve, dove comunque non ha incantato in due stagioni con spezzoni di gara qua e là. La sensazione è che la voglia di trovare nuovi campioni da parte della stampa specializzata sia sfociata in una brutta crescita per alcuni giovani calciatori italiani, specchi anche della società odierna che vuole tutto subito senza troppi sforzi, il consiglio da dare a questi ragazzi è di seguire i pochi esempi che ancora al giorno d'oggi il calcio italiano sa dare, senza dare troppo peso ai titoli in prima pagina che lasciano il tempo che trovano, in fondo ne va del bene del futuro del calcio italiano.

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