13 luglio 2011

Il sostituto di Sneijder

Come si era inteso già nelle ultime settimane, l'Inter è disposta a sacrificare un big sul mercato questa stagione dopo aver confermato in blocco il gruppo che portò al triplete lo scorso anno. Una scelta quella di trattenere soprattutto Milito e Maicon, per cui Mourinho avrebbe fatto fare follie a Florentino Perez, che in definitiva non ha pagato. L'argentino è calato vistosamente, forse definitivamente e per lui i tempi di monetizzare alla grande sembrano finiti, ora non vale nemmeno la metà di quanto sarebbe potuto valere una stagione fa e soprattutto nessuno lo cerca con insistenza, o perlomeno nessuno disposto a riconoscergli lo stipendio che percepisce all'Inter dato che Preziosi aveva in realtà lavorato per un ennesimo ritorno al Genoa ma ha poi cambiato strada una volta capito che il giocatore non si sarebbe abbassato l'ingaggio. Il terzino brasiliano è andato incontro anche lui ad una stagione di alti e bassi ma potrebbe comunque ancora interessare il suo ex allenatore Mourinho, sempre deciso ad acquistarlo anche se a cifre molto più basse rispetto a quelle che giravano lo scorso anno. In ogni caso l'Inter sembra voler monetizzare in questa sessione di mercato e nonostante le smentite il candidato principale sembra sia Wesley Sneijder, anche e soprattutto perchè Gasperini non vede il trequartista in qualsiasi modulo userà nella sua avventura interista, sia un 4-3-3 o il classico e azzardato 3-4-3. In realtà non è una pura questione di modulo, infatti l'olandese sarebbe dovuto partire a prescindere dall'allenatore scelto dalla società, quello che cambia è il nome del suo sostituto. Se non fosse arrivato Gasperini, che come abbiamo detto non gradisce il trequartista, l'Inter sarebbe calata con decisione su Pastore, magari sacrificando anche il neo-acquisto Alvarez. L'argentino del Palermo era la prima scelta di Moratti ma a questo punto se il patron nerazzurro ascolterà le parole del suo mister difficilmente andrà a sborsare tanti milioni per un giocatore non congeniale, anche se con l'Inter e con le lune del suo presidente non bisogna mai dire mai. Sneijder, forse già nella prossima settimana, firmerà con il Manchester United ed andrà a rinforzare i Red Devils di Alex Ferguson che lo seguono già da lungo tempo, nonostante le parole di facciata l'olandese, spinto anche dalla moglie, è più che mai deciso ad intraprendere l'avventura inglese e lascerà così l'Inter dopo due stagioni. Le cifre si aggirano sui 40 milioni di euro ma la soglia finale potrebbe fissarsi intorno ai 35, milione più milione meno, con un affare che farebbe felice tutti. Soldi che l'Inter andrà ad investire sull'indiretto sostituto di Sneijder, che potrebbe essere quel Palacio tanto gradito da Gasperini o un altra ala di livello, difficile arrivi Vucinic ma non impossibile così come nel fronte centrocampo resta aperta la pista-Vidal mentre la trattativa per Banega è ancora in stand-by.

12 luglio 2011

L'occasione persa della Juve

Come si era detto già qualche tempo fa su questo blog, l'approdo di Aguero alla Juventus era una cosa abbastanza impossibile, una trattativa difficile e con poche speranze di buona riuscita, tutto ciò per una serie di motivi che vi invitiamo ad andare a rivedervi. Tuttavia c'è stato un motivo in cui la squadra bianconera era in pole position per arrivare all'argentino, questo è stato qualche giorno prima dell'inizio della Copa America, in svolgimento in questi giorni proprio in Argentina. Infatti per una serie di coincidenze le altre pretendenti all'asso dell'Atletico Madrid si erano dileguate o distratte verso altre sirene, basti pensare al Chelsea che dopo l'ingaggio di Villas-Boas non si è più dimostrato così interessato al Kun, stesso discorso più o meno per il Real Madrid che sembra sempre più orientato verso l'acquisto del brasiliano Neymar, forse per concludere sul nascere una trattativa molto complicata con i cugini dell'Atletico. Anche il Manchester City sembrava leggermente distratto, con il problema di piazzare Tevez senza perderci troppi milioni e la richiesta incessante di Mancini di vendere qualcuno per sfoltire la rosa, principalmente proprio nella zona d'attacco. In questo frangente si sarebbe dovuta inserire con forza la Juventus, andando a trattare con l'Atletico per far scendere le richieste orientate sull'intera clausola rescissoria, che come ben sappiamo ammonta a 45 milioni di euro, approfittando del momento propizio dato dal momentaneo dileguarsi di altre pretendenti. Infatti si può benissimo dire che in quel preciso momento, durato qualche giorno, solamente la Juventus era realmente interessata al giocatore e pronta a trattare, tanto da spingere i dirigenti spagnoli ad un viaggio in Inghilterra per fare una sorta di pubblicità al giocatore, sperando di incassare più di quanto non avrebbe fatto dal club piemontese. La Juve invece ha tentennato e preso tempo, lasciando passare il momento decisivo e arrivando al debutto dell'argentino in Copa, un debutto con tanto di gol e buona prestazione, ribadita anche questa notte nel terzo turno con una doppietta. Prestazioni che hanno riacceso l'interesse delle pretendenti al Kun, infatti ora Aguero è irraggiungibile, principalmente per il ritorno arrembante del Manchester City, pronto a versare 40 milioni in contanti nelle casse dell'Atletico Madrid, cifra a cui la Juventus non si è mai nemmeno avvicinata. E con la possibilità di giocare la Champions e percepire un ingaggio maggiore sarebbe felice anche il giocatore oltre che la società che si vedrebbe riconosciuta quasi l'intera clausola di rescissione. Ma perchè quest'occasione persa in casa Juve? Innanzitutto Marotta e i suoi sono alla ricerca del famigerato top player, che quasi sicuramente ormai arriverà nel mese di Agosto, ma non per questo vuol dire che siano disposti a bruciare gran parte del budget a disposizione per un giocatore solo, infatti alla Juve servono un difensore, un centrocampista centrale e un ala sinistra, troppi ruoli da coprire per pensare di spendere 40-45 milioni per un giocatore solo, seppur di caratura internazionale e di sicuro avvenire come Aguero. Molto più probabile quindi che si arrivi a Giuseppe Rossi, anche lui giovane ma per di più italiano, cosa sempre gradita all'attuale dirigenza bianconera, ma soprattutto molto più economico (si chiude a meno di 30 milioni) e con la possibilità di non sacrificare altri ruoli in campo.

11 luglio 2011

Il giocatore della gente

Arruffianarsi i nuovi tifosi non è certo un reato, anzi è ormai una consuetudine tutta speciale del campionato italiano, ultimo in ordine di tempo lo svizzero Gokhan Inler, che si è definito il giocatore della gente e ha snocciolato una lunga serie di messaggi d'amore nei confronti del Napoli e dei tifosi che viene da chiedersi chi gli abbia scritto un discorso così pieno di amore. Non ci sarebbe, come detto, nulla di male se non fosse che proprio il centrocampista ex Udinese ha a lungo cercato di boicottare, assieme al suo agente, il passaggio al Napoli, preferendo negli ultimi tempi la soluzione-Juve che gli garantiva inoltre molti più soldi. Alla fine la decisione di Antonio Conte di non puntare sullo svizzero richiedendo un centrocampista con caratteristiche più consone a giocare in coppia con Pirlo ha spento ogni sua velleità di cambiare destinazione. A questo punto c'era solo la soluzione napoletana, e soprattutto un rapporto da ricostruire coi tifosi ancora prima di cominciarlo, ma siccome in linea di massima i tifosi del Napoli si accontentano di poco ecco che basta una presentazione molto scenografica, le solite parole al miele nei confronti di Napoli, napoletani, squadra, presidente e staff (ci mancava si ingraziasse anche magazzinieri e portaborracce) per far ammaliare tutti. In più la solita storia che il Napoli abbia ottenuto qualcosa andando contro tutto e tutti, per quel senso di vittimismo che il presidente De Laurentiis sembra godere nel trasmettere all'ambiente, ignorando il fatto che in realtà per Inler c'era forte solo l'interesse del Napoli, la Juventus stessa infatti lo ha seguito per un breve periodo di tempo, con nemmeno troppa convinzione, tanto che solo agente e giocatore hanno cercato di mantenere viva quell'ipotesi per poter battere cassa ad una cifra più alta rispetto a quella che percepiranno a Napoli. A proposito di cifre, lo svizzero passa dall'Udinese al Napoli per 16 milioni di euro, una cifra importante che forse Inler non vale, anche se nel mercato odierno ogni valutazione è pompata verso l'alto, di fatto rimane che è un elemento di sicura affidabilità, che può fare la differenza in realtà come Udine e Napoli ma che di certo avrebbe pagato dazio nell'arrivo ad una realtà superiore. A differenza dei recenti acquisti del Napoli è un giocatore comunque già affermato e che sa già come muoversi nel calcio italiano, un po' come l'acquisto di Cavani lo scorso anno, inevitabile che saprà essere più decisivo di tanti sudamericani sbarcati a Napoli e poi ripartiti poco dopo. L'unica cosa strana rimane la necessità di Inler di dichiarare un amore grandissimo verso i colori del Napoli, quando l'unico ostacolo nella conclusione dell'affare era stato lui.

9 luglio 2011

La vita tranquilla del mister

Sarà pur vero, ed è in effetti comprovato, che in caso di crisi di una squadra il primo a pagare sia l'allenatore, molte volte vittima designata dell'ira presidenziale che sfocia in un inevitabile esonero. Un luogo comune vecchio come il calcio e che negli ultimi anni si è verificato davvero tante volte, forse troppe in alcune società, principalmente in quelle italiane. D'altronde siamo o non siamo una nazione in cui tutti ci sentiamo allenatori e siamo pronti a mettere in dubbio le scelte del mister di turno, a volte con idee fondate altre semplicemente per lamentarsi dello scarso rendimento della propria squadra, perchè dovrebbero fare eccezione i presidenti delle squadre stesse? A volte con il duplice ruolo di imprenditore e tifoso, un presidente viene sempre spinto ad una scelta di cuore, anche andando contro l'interesse economico della sua società. Perchè infatti l'esonero non è un licenziamento ma più correttamente è un sollevare dalla responsabilità l'allenatore, che però regolarmente continuerà a perseguire il suo stipendio fino alla fine del contratto. Praticamente pagato per non fare nulla, e alcune volte richiamato per non dover mettere a registro un nuovo stipendio e trovarsi così la soluzione in casa, che è poi la soluzione vecchia. Sarà pur vero che se una squadra va male non tutte le colpe devono essere incanalate verso una persona sola ma è anche ingiusto che se un allenatore ha dei demeriti tali che lo portano a far interrompere il rapporto da parte della società non dovrebbe rimanere a libro paga. E così si è diffusa la figura di una specie di allenatore-parassita che non soddisfatto delle opportunità di lavoro preferisce anche concedersi un anno sabbatico, regolarmente stipendiato dalla sua ex società. E' il caso molto recente di Luigi Delneri che dopo la fallimentare esperienza juventina conclusa con un settimo posto è stato ovviamente esonerato, altrettanto ovvio che i problemi in casa bianconera non fossero ristretti solamente al tecnico ma è evidente che qualche colpa la avesse anche lui. E quindi perchè, una volta vistosi preclusa qualche altra avventura che lo attraesse, ora deve comunque essere regolarmente stipendiato dal club precedente? Sarebbe molto più consono attribuire al mister esonerato una sorta di buonauscita e recidere definitivamente il rapporto, dato che in casi come quello citato tra Delneri e la Juve difficilmente le due parti potrebbero tornare a lavorare insieme. Ultimamente si sono però verificati anche dei casi positivi e controcorrente, come ad esempio la rescissione consensuale di Leonardo, prima col Milan e poi, recentemente, con l'Inter forte anche di un incarico in vista al PSG, oppure l'episodio Roma-Spalletti di due anni fa con il tecnico di Certaldo pronto a rinunciare ai due anni di stipendio rimanenti per non gravare troppo sulle disastrate finanze della società capitolina. Insomma non tutti sono pronti a rimanere disoccupati ma con un regolare stipendio retribuito, forti del contratto che li lega ancora a società per cui non lavorano più, una sorta di cuscinetto in caso di fallimento, a cui nessuno probabilmente vorrebbe arrivare ma che in caso, quasi tutti, non disdegnano l'opzione.